martedì 13 marzo 2012

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Uomini neri, alti, ragazze pallide dagli occhi scuri. Avanzano su un largo fronte, fra i meli. In perfetto silenzio, nella sera. Camminano, piano. Poi più veloci. Rompono in una corsa leggera, si chinano in avanti, allargano le braccia, dita ad artiglio. Ridono, in silenzio. Sempre più rapidi, sempre più chini. Schivano agili i tronchi dei meli, e corrono, ormai a perdifiato. Il fronte diventa una mezzaluna, e le ali si chiudono su di me. Preso, ormai.

Mi giro per provare, almeno, a combattere, ma mi sono già addosso. Mi strappano i vestiti, e dentro non c'è niente. Io non ci sono.
Arrivate tardi, ragazzi.

Se vedessi gli abeti, o anche solo un sorbo, potrebbero darmi un po' di sostanza, di carne, qualcosa da afferrare, qualcosa con cui combattere.

Ma solo meli. Quieti come mucche. Non un'ombra di furia, di potere, in quegli alberi mutilati e umiliati.

Campagna, piatta e servile.

Se non c'è un posto dove fuggire, se non c'è un posto mio, come potete pretendere, ragazzi, che io ci sia? Abiti vuoti. Mangiatevi quelli.

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