martedì 13 marzo 2012

44

Una signora. Una vecchia signora. Magra, molto magra, e vecchia, molto vecchia. Abiti grigi, lisi. Cammina nel centro opulento di marmi di un'opulenta città.

Cammina, sì, con passo incerto, lento, ma dritta come una freccia. Le spalle larghe, la testa alta, lo sguardo dritto avanti, uno sguardo che non incontra gli occhi di nessuno.

In mano, nella mano destra, un bicchiere di plastica con giù qualche decina di centesimi.

Non chiede, e non ringrazia. Gli occhi non si spostano dall'orizzonte, il passo non rallenta.

Ha cancellato anche la vergogna del mendicare, o almeno l'ha addomesticata.

C'è altro che possa fare, se vuole vivere? Vivere con se stessa? C'è altro che possa fare, se non fingere di non chiedere, e non ringraziare?

Elemosinare con la testa alta, sono cazzi. Non mi viene in mente niente di peggio. _Doverlo_ fare.

Ho svuotato tutta la mia moneta nel bicchiere, senza che il suo sguardo si sia spostato di un centesimo di grado, o il passo abbia rallentato di un millisecondo. E avrei svuotato anche tutta la carta del mio portafoglio, se avessi pensato che sarebbe arrivata a casa con lei, e non a casa di un altro disperato.

Ecco, queste sono le cose di cui mi sento colpevole.

Non posso fare tutto, e perciò non faccio niente.

(Ma non ho ancora trovato uno scudo, una difesa, qualcosa che tenga la disperazione altrui lontana da me. Statemi fuori dai coglioni, fuori dalla mia testa, cazzo! Non posso fare niente, sono inutile, tutto quello che posso fare è sognarvi ogni fottuta notte!)

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