martedì 13 marzo 2012

22

Io mi ricordo...

Ricordo un pomeriggio di novembre, un pomeriggio di vento. Le foglie che volano, l'aria che taglia la faccia. Io cammino, lungo la via principale, passi lunghi e molleggiati, veloci, spalle larghe, tutto che funziona come una leonessa in caccia, pronta a scattare, i muscoli delle spalle che dicono ai passanti "scostatevi", la testa alta, il cappotto nero che svolazza, e la consapevolezza, la sensazione, di essere invincibile, nel vento, in quel vento freddo che ti spettina e ti crea, in quel mondo enorme che è tuo, ora, solo ora, ma è tuo.

Ricordo una quieta mattina di luglio, lungo le rive del Noce. Cinque temoli già puliti lì vicino, la canna da pesca appoggiata sul prato, nessuna urgenza, o necessità, di prendere il sesto. Una sigaretta, la schiena contro un albero, il mio amico che pesca lì vicino, e niente al mondo che abbia fretta, niente che mi chiami, che mi imponga cose. Solo stare lì, in quel momento, fermi, a guardare l'acqua che scorre e non pensare a nulla. Solo essere vivi in un mondo vivo, verde, tiepido. Nel sole.

Ricordo una sera di gennaio, il sapore del vin brulè ancora in bocca, la neve che cade tutto attorno. Che turbina, tutto attorno. Tutto bianco. Intabarrato in una giacca a vento, a testa scoperta, con i piedi bagnati, in trenta centimetri di neve fresca, chiuso in una perla. Una perla fatta della luce strana della neve, di quella luce di cui la neve sembra risplendere da sola, e del silenzio strano della neve, come una cappa d'ermellino sopra i rumori ordinari della gente. L'unico, l'unico odore, debole, è quello della lana bagnata della sciarpa. E io che rido, da solo, per la meraviglia, per la bellezza, per lo stupore.

Ricordo un'alba cattiva di aprile, sull'Avisio. Certo, il profumo dell'aria promette primavera, ma il vento sull'acqua ricorda ancora l'inverno, e te lo dice chiaramente. Dietro un'angolo di roccia, a due metri da me, una volpe, sul ciglio dell'acqua. Ci siamo guardati, con la stessa sorpresa negli occhi, e poi lei è _scomparsa_. E' rimasto il profumo di primavera, il gelo dell'inverno, sono rimasti i massi e il torrente, ma la volpe è scomparsa.

Ricordo una notte d'agosto di tanto tempo fa. Una notte dolce. Con un profumo dolce. Ero nel bosco, dopo essere rientrato a casa all'ora canonica ed essere uscito nuovamente dalla finestra. Nel bosco, in un bosco magico. Il fienile, Dos de la Mot, a Pinè. C'è un sentiero in salita fra i pini, che poi diventa una specie di cattedrale, in piano, sotto una cupola di faggi. Alla fine, il sentiero si apre su un prato, e sul fienile, a fianco del prato. Lì, vicino al fienile, ho visto gli elfi grigi. Le loro luci, i cavalli condotti a mano. Passavano, diretti ai porti, sperando che ci fosse ancora una nave per portarli via di qui. Elen sila lumen omentielvo. (lo so che non è vero, ma non posso comandare ai ricordi).

E ricordo un sogno. Ero alla testa di un branco di lupi, e correvamo giù per una collina verde d'erba, in una luce scura da temporale. Sempre più veloci, sempre più veloci, finchè non ho aperto le braccia e non ho cominciato a volare.

Questi sono buoni ricordi...

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