martedì 13 marzo 2012

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L'ansia è normale. E' banale. Tutti sono ansiosi, qualche volta, no?

Beh, è un problema semantico, credo. C'è chi chiama ansia le mani sudate ad una presentazione Tupperware e chi chiama ansia il terrore immotivato che ti prende nel vedere una casa vecchia, o nell'affrontare una curva in galleria. E intendo _terrore_. Al punto che devi prendere con due mani il bicchiere d'acqua che ti serve ad inghiottire lo Xanax, e ancora ne spandi un po' sul banco. Ma non si può prendere lo Xanax, per via che acquieta l'ansia, sì, ma apre i cancelli a sua maestà la depressione. E gli antidepressivi ti azzerano tutto, voglie, speranze, desideri, immagini, tutto. Anche le cose negative, beninteso, ma anche tutto il resto. Quindi non si possono prendere gli antidepressivi. Cioè, si possono prendere, e anche gli ansiolitici assieme, se quello che vuoi è accumulare anelli annuali nella sezione del tuo tronco, e spassartela come una sequoia.

Dimodochè, l'unica soluzione che io vedo è gestire l'ansia. Che è gestibile, di suo. Basta non permetterle di arrivare al panico, che ti inchioda. La fermi prima.

Sei terrorizzato dalla curva in galleria? Mettiti sull'automatico, incazzati con te stesso, ricordati che son trent'anni che fai curve in galleria, e che _è impossibile_ che tu non la sappia fare. Che la _devi_ fare. E così la fai.

Sei terrorizzato dalla casa vecchia? Sposti lo sguardo veloce, su altre cose, in rapida successione, e si sposta anche il tuo pensiero. E quando ti sei distratto, respiri lento e profondo, e cerchi di fare moltiplicazioni a mente, o di visualizzare in tre dimensioni.

L'ansia è gestibile, con qualche trucco.

L'unico, possibile, irrimediabile errore è delegarne la gestione. Nel momento in cui accetti un aiuto, in quel momento ti arrendi all'ansia, e non sei più in grado di gestirla, da solo. E per tutta la vita avrai bisogno di qualcuno che ti tenga per mano.

Ora, io capisco che è una questione di punti di vista. Per qualcuno è addirittura un punto di merito, il rendersi conto di non farcela da solo e chiedere aiuto. E anche per me, l'essere tenuto per mano è una tentazione quasi irresistibile. Quasi. Se mettere la propria mano in quella di un altro è segno di reciproco affetto, di rapporto alla pari, allora mi va bene. Più che bene. Ma se sono io che devo chiedere aiuto, allora preferisco schiantarmi, nella famosa curva in galleria.

E comunque, l'ansia, quella vera, non è banale. E' enorme, nera come la notte, grande come una tempesta, con i denti del lupo e gli occhi del gatto. E' poesia, anche se non bella poesia. E' vita, vita vera, come dire.

E' il ruggito dell'universo, nel buio del bosco. Quell'universo immenso, quella desolazione infinita, quell'infinito nulla punteggiato di sorrisi di bambini e di sapori di biscotti, che non contano niente, che nessuno ricorderà, _inutili_, persi, passati, quel vuoto la cui evidenza neghiamo, ogni giorno, per arrivare a quello successivo. L'ansia è, beh, realtà. Ogni tanto, sbatterci la faccia non è male. La faccia sanguina, ma sanguinare è essere vivi.

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