martedì 13 marzo 2012

53

Sera stanca, freddo. Buio, grandi case, faccio fatica a camminare. E' bizzarro, sul marciapiede piano e regolare i miei passi sono irregolari,
nel bosco cammino come se fossi uno normale sul marciapiede. Ma ora non sono nel bosco. Una lunga strada (no, in realtà non è lunga, è quasi un
vicolo). Non so dove sono, in che città sono, ma, come si dice, se non ti importa di dove sei, non ti sei perso. L'insegna al neon dice EnnE2.
Beh, entro, da qualche parte mi dovrò fermare. Non posso camminare per sempre, o magari posso, ma non voglio, e poi chi se ne frega, beviamoci
qualcosa.

Posto strano. Cioè, non strano, diciamo inatteso, inaspettato. Un banco davanti, e fin qui tutto regolare, una decina di spine di birra e anche
questo non è insolito (manca il sidro alla spina, ma dove, in Italia, non manca?). Solo che il locale si ramifica in una serie di salette, ognuna
introdotta da un arco, e non c'è un solo, fottuto angolo retto, non nel soffitto, almeno, a pagarlo a peso d'oro. E gente, un mucchio di gente.

E c'è uno che parla, sopra l'equivalente di una cassetta di arance, e declama cose come: "l'intransigenza della bellezza fotte le anime deboli, e
la condiscendenza quelle forti." E c'è un tavolo vuoto, nonostante il locale sia pieno, c'è un tavolo vuoto con un bicchiere di vino sopra.

Ma non è questo il punto. Il punto è la gente. E neppure, il punto sono i miei occhi. Io so che la gente è normale. Solo che io la vedo diversa.
La tipa dietro al banco, quel pezzo di gnocca, le si allargano gli occhi fino a coprirle la faccia, quell'azzurro nebuloso degli zaffiri. Il
tizio che sta accanto a me al banco diventa un minotauro, _lo vedo_ come un minotauro, poco o niente di umano, spalle enormi e un viso che si
scioglie come una candela. Mi giro veloce, e devo appendermi al banco altimenti cado, e c'è una foresta di mostri attorno a me. Mostri, facce da
incubo, corpi deformi. E lo so che non è vero, e lo so che sto sentendo 'Round midnight, e lo so che sono qui adesso, ma lo so solo con un
pezzettino della mia testa. Quello che vedo sono solo mostri, quello che i miei occhi vedono, alieni, creature di un altro pianeta, niente che
sia possibile sulla terra. Fermami!
Poi viene un tizio lungo lungo, scuro scuro, chi cazzo sei? "Amico mio, bambino mio, non puoi gridare sulle poesie degli altri. Non perchè non
sia giusto, solo perchè non è educato. E l'educazione è ciò che ci impedisce di accoltellarci. Non è complicato da capire." Cosa cazzo me ne
frega? Ma mi hanno messo su un taxi, e mi sono risvegliato sullo zerbino, un po' dopo.

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