martedì 13 marzo 2012

31

Ehi! Come va? A me così così. E' un periodo strano. Dormo a lungo ma male, faccio sogni complicati ma banali, e mi sveglio di continuo, dimodochè spesso non so se sono nel dormiveglia, nel sogno, o nel vero. Anche ora che sono qui con te davanti ci sono attimi in cui ti guardo e non so chi sei, chi sono, cosa succede. Attimi, battito di ciglia, e tutto passa. Lo so, quasi per tutto il tempo, che siamo qui fuori dal bar a fumare una sigaretta, che stiamo chiacchierando (beh, diciamo che _io_ chiacchiero...), però per un decimo di secondo mi smarrisco. Un decimo? Un centesimo, forse. Neppure il tempo di percepire la sensazione, che è già un ricordo.

Però è fastidioso, sfuma un po' tutto, come la nebbia. Non ci vedi bene, come dire. Sai, ti sembra di avere gli occhiali sporchi, li pulisci, e ti sembra lo stesso.

Ma ogni tanto i sogni sono più bizzarri. Ieri notte, ad esempio, eravamo sul surreale. Ohi, c'eri anche tu, sai? Stavo proprio parlando con te, più o meno come adesso, solo che era giorno, e non notte, ed eravamo fuori da un negozio di alimentari. E insomma eravamo lì, non ricordo cosa stavamo dicendo, una barzelletta, odore di pane, un aneddoto, o forse, per contrappunto, ti stavo raccontando un sogno, proprio come ora. Eravamo lì, dicevo, e tre o quattro persone sono uscite assieme dal negozio, ricordo un paio di signori panciuti rigorosamente in tenuta turistica, forse una bambina, e una corpulenta signora, tipo sessantenne, in un vestito rosa, dio sa perchè. Ricordo anche le scarpette argentate col tacco, giuro. E, vedi come sono buffi i sogni, non ricordo il tuo viso, o quello che mi dicevi, ma ricordo perfettamente che in quel momento due passeri sono scesi avvinghiati, litigando, dal noce lì a fianco.

Vabbè, dicevo...

Dio lupo! Che razza di culo! Ma quella tipa lì ce l'hanno fatta crescere dentro, nei jeans, come le pere Williams nelle bottiglie, o glieli hanno dipinti addosso? Bon, comunque è passata e noi non eravamo interessanti, immagino, visto che non ci ha cagati.

Vabbè, dicevo... Ehi! Girati dalla mia parte quando parlo! E' inutile che tu la guardi scomparire all'orizzonte. Non. Ci. Caga.

Allora, tu saluti i signori con gli infradito e le coscie esposte, tutti guardano te, e ottanta chili in rosa con tacchetti argento mi si schiantano contro.

Cioè, è quello che mi aspettavo, era lì, le leggi della dinamica dei corpi son quel che sono, ho spostato un piede indietro e mi sono preparato all'urto, beh, alla cannonata.

E mi è passata attraverso.

Proprio attraverso.

Sai come sono i sogni.
Però ho avuto un attimo, come di dejavù, di una desolazione, di un grigiore assoluto, nell'attimo in cui passava attraverso me. Come se io fossi nella mia casa, da solo, e le finestre fossero tutte abbassate, le porte tutte chiuse, immodificabilmente, definitivamente chiuse. Brrr...

Durato pochissimo, per fortuna. Ma la cosa più buffa, nel sogno, quella che quasi mi ha fatto ridere, è stato che tu salutassi i turisti senza minimamente accorgerti del fatto che una di loro mi era passata attraverso, senza minimamente accorgerti della mia espressione. Vero, non stavi guardando verso di me, però mi ha fatto ridere lo stesso...

E poi tu hai spento la sigaretta, hai fatto una faccia strana, boh, quasi triste, sembrava, ha guardato i passeri, e poi sù verso il noce, e poi nel cielo, e poi...

Ehi! Dove stai andando?

Ohi!

Dico, ma cazzo, e salutare? Troppa fatica?

Ma che razza di stronzo...

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