martedì 13 marzo 2012

16

Campanellini d'argento. Ai polsi, alle caviglie, tintinnano.

Spade di luna piena che si schiantano sugli alberi, sul prato, sulla pelle sudata, sulle gocce d'ambra. La luna e le nuvole che corrono, e quella luce impossibile, che sembra galoppi, a tratti, che sottolinea e nasconde.

E la danza, il corpo che gira e si avvolge come lo zucchero filato sul bastoncino, tlintlintlin, come cento anni di una radice di larice in un momento solo, come una lince in equilibrio sulle punte.

Ombra, luce di latte, ombra, fasce di seta lunare.

Attorno, la paura, il buio indifferente, gelido, del bosco di notte. Il buio cieco.

Ma lì c'è il canto dei campanellini.

E il controcanto del risucchio dei piedi che danzano.

Del risucchio dei piedi che danzano nella merda di cane.

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