venerdì 25 gennaio 2013

74


Passo, passo, passo,

cammina e pensa.

Passo, passo, passo,

il freddo e il vuoto.

Gelide stelle, gelido cielo,

gelida neve, gelido suolo.

E tu

te ne vai

nell’universo di niente,

e tu

te ne vai

via dalla gente…

Passo, passo,  passo,

cammina e suda,

passo, passo, passo,

nel niente del mondo.

Gelide stelle, limpido cielo.

E la luna, la luna, la luna…

E io

me ne vado

nel gelido niente.

E io me ne vado

via dalla gente.

Io me ne ne vado

dove non c’è nessuno.

Dove son sempre stato,

dove non c’è niente.

(Ok, ok, non sarà un capolavoro, ma non la si sente la musica sotto? Dove passa dal minore al maggiore?)

mercoledì 9 gennaio 2013

73


Ho fatto la zuppa di pollo. L’altro giorno. Neanche male, cipolle, patate, pollo, panna, origano, salvia, olio d’oliva, e una pacca di peperoncino, per via che mi piace. Fatta sobbollire per due ore. Vabbè, ma come sempre ne ho fatta troppa. Ora, ho il vantaggio, vivendo in culo al mondo nei boschi, che l’umido, per me, non è un problema. Anni fa c’erano le faine, poi è passata la volpe, poi il cane dei vicini, e innumerevoli topi e arvicole. Tu metti fuori dalla porta gli avanzi, e la mattina dopo, puf, sono scomparsi. E se li metti fuori nella padella, hai anche la padella leccata a lucido.

Quest’anno ci sono quattro gatti. La mamma e i tre figli, bizzarramente dotati, tutti e tre, di metà della coda regolamentare. I gatti, mi si dice, odiano il peperoncino. (E, oltretutto, non vedo perché un gatto adulto dovrebbe aver gli enzimi per demolire il lattosio della panna, ma non so un cazzo di queste cose). Beh, hanno guardato per un po’ la zuppa, l’hanno leccata, hanno anche assaggiato il pollo, ma non erano molto convinti.

Lungo preambolo per la frase storica J. Questa sera la padella era a specchio.

Voglio dire, se fuori la notte è nera, e fa freddo, e hai fame, lo trovi, lo trovi il modo di gestirti un po’ di bruciore al buco del culo.

Ma anche no, alle volte.

giovedì 3 gennaio 2013

72


Cielo nero e stelle bianche, testimoni dell’inverno.

Vigilano, controllano che il gelo non si fermi al di fuori delle mura, ma che penetri ben dentro al cuore.

Oh, io amo l’inverno. Amo il bianco e il nero, l’assenza di odori. Amo l’inverno come la lepre ama il lupo, come l’arvicola ama l’allocco. Amo l’inverno come amo la morte. Come amerei la morte.

martedì 1 gennaio 2013

71


Egregio Si…, no, dai, Carissimo Signor Vodafone,

questa mia per ringraziarLa per i graditissimi auguri di buon anno. Facendo mente locale, sono riuscito anche ad apprezzare la delicatezza multiculturale dell’evitare gli auguri di Buon Natale, che non si sa mai si possano perdere gli abbonamenti dei cosi lì di Geova. E’ bello pensare anche a loro, sotto le feste, no? Quando siamo tutti più buoni e quindi, come mi si dice, più azzannabili. Ma un paio di cose mi hanno incuriosito, nel Suo graditissimo sms.

La prima: possibile che si trovino solo australiani, disposti a digitare i Suoi graditissimi auguri? Non che io abbia niente contro i discendenti dei galeotti inglesi, e anche il fatto che abbiano sterminato i Tasmaniani è poi un punto di vista, chissà cosa avevano fatto quegli stronzetti per meritare di essere sparati, ma non è questo il problema. Il problema è che se gli auguri di buon anno ti arrivano a mezzogiorno del primo di gennaio, a parte che auspicabilmente stai dormendo, e il pling ti sveglia, il problema, dicevo, è che il Suo addetto al personale, secondo me, dovrebbe addentrarsi maggiormente nella spiegazione dei complessi rapporti che intercorrono fra fuso orario e puntualità.

Comunque, diamo pure per scontato che gli australiani regolino gli orologi sui balzi dei canguri, e prendiamo gli auguri come si prende un regalo (con estrema cautela, se volete credere a un paranoico),  rimane pur sempre un fatto che mi disturba non poco, nelle mie notti insonni. Lei mi dice, nel Suo graditissimo sms, che mi ringrazia per l’anno passato insieme. Ora, io vivo da solo (pensavo) in una casa nei boschi in culo al mondo. Se avessimo passato un anno assieme, non ne dubiti, l’avrei gradito moltissimo, ma me ne sarei dovuto accorgere, non Le pare? Chessò, piatti sporchi nel lavandino, peli del cazzo nella vasca da bagno (Lei si lava, vero, Signor Vodafone?), roba così.  Eppure, non mi sono accorto di nulla. Inquietante. Ma non ho motivo di non crederLe, se Lei dice che così è stato. E quindi, per chiudere, non posso certamente chiederLe del denaro in cambio di prestazioni sessuali. Voglio dire, se non mi sono accorto che Lei è stato dentro casa mia, a maggior ragione non potrei pretendere di essermi accorto che Lei sia stato dentro di me. Epperò, come Lei stesso dice, un anno di convivenza c’è stato. Quindi, non dico molto, ma almeno un contributo all’IMU ci può stare, no? Diciamo quindici euro al giorno? Ohi, trattabili, beninteso. Ne riparliamo alla prossima ricarica.

RinnovandoLe la mia stima, ringraziandoLa nuovamente per i Suoi auguri, e auspicando che, in occasione di una Sua, eventuale, nuova, graditissima, visita, me ne venisse data nozione, per tempo o almeno durante, mi pregio di ricordarLe che il mio credito su ‘sto cazzo di roba su cui digito non dura per sempre. Per essere chiari, quando arriva il bonifico?