martedì 13 marzo 2012

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Apo è il topolino in cucina, o meglio è sia lui che il suo predecessore. Quando, in settembre del 2005, sono venuto a stare qui sui monti, c'era un topolino in cucina, che abitava nel cassonetto delle tapparelle. Avevo deciso di catturarlo e di metterlo fuori, vicino al composter, ma nel tempo che mi ci è voluto per ricordarmi di comperare la trappola a vivo è venuto Sua Maestà l'Inverno. Quassù l'inverno non è quella roba finta che c'è in città, non è quella spolverata di neve bagnata che due ore dopo è grigiognola e semisciolta. Non è il fastidio di dover camminare sotto i portici, o il maglioncino tanto vado da qui al bar. Quassù se nevica in novembre la neve rimane bianca e gelata fino a marzo, e le giornate in cui tira l'aria todesca (vento dal nord) ti cadono le orecchie, se non sei imbottito come un palombaro. Il capodanno del 2005 erano 17 sotto zero, con un vento che ti portava via. Beh, insomma, non me la sono più sentita di mettere fuori Apo, così l'ho adottato. Gli ho messo un piattino con del cibo (sì, come per l'asinello di Santa Lucia) e una tazzina con l'acqua sul suo percorso, ho levato tutte le cose rosicchiabili dai posti che poteva raggiungere, e abbiamo trovato un accordo di pacifica convivenza. Ogni tanto mangiucchia la saponetta sul lavandino, come la ragazza eschimese di Mark Twain, ma pazienza.
Perchè Apo? Io pensavo che i topolini campestri fossero topolini campestri e basta, o al massimo Mus musculus. Ma un giorno ho parlato con un esperto, l'ho descritto, e mi ha detto che era senza alcun dubbio un Apodemus sylvaticus, certo non un flavicollis, anche se per un attimo aveva avuto il dubbio. Così ho scoperto che ci sono un mucchio di specie di topolini, neppure molto imparentate fra loro. Comunque, da qui "Apo".
Avevo, residuo del Natale 2005, un sacchetto di caramelle Rossana, chiuso e sigillato, sul percorso di Apo. L'avevo lasciato lì, sia perchè le Rossana non mi piacciono sia perchè era, appunto, chiuso. Ma Apo l'ha aperto, e se le è portate tutte, una per una, nel cassonetto. E ancora oggi, se mi dimentico per qualche giorno di dargli da mangiare, trovo la carta di una Rossana ai piedi della sua tana. Non gli piacciono molto, evidentemente, ma come razioni di emergenza a lunga conservazione funzionano.
Non mi vergogno a dirlo, stavo aspettando pazientemente che morisse. Il cassonetto andava riparato (Apo ci era entrato dall'esterno, e come lui anche l'aria todesca), ma non volevo sconvolgergli la dispensa. Tanto, a detta dell'esperto, quelle bestiole vivono un anno, un anno e mezzo al massimo. Dopo un paio d'anni di paziente attesa, sono scoppiati i casini. Trovavo tutto il cibo sparpagliato attorno al piattino, feci nella tazzina, cose così. Poi ho trovato un topolino morto sotto il sacchetto delle immondizie, ma il cibo continuava a sparire lo stesso. Cambio della guardia. E non era un estraneo, il cadaverino, era proprio Apo, perchè il suo successore aveva gusti decisamente diversi. Sì, i topi hanno preferenze alimentari individuali, e le scopri dal tempo che ci mettono a far sparire i vari cibi. Voglio dire, hanno sempre delle riserve e perciò se qualcosa non incontra il loro gusto può rimanere sul piattino per due o tre giorni, prima di sparire. O anche per sempre, nel caso delle cipolle...
Insomma, adesso sto aspettando che muoia _questo_ Apo.
Tre aneddoti, poi ho finito. Il primo Apo era golosissimo di spuma bionda. Gliene riempivo un tappino, e la mattina era vuoto. Poi mi hanno dissuaso dal farlo. Pare che ci sia il rischio di causargli il diabete. Ma rimango convinto che sia l'unico sorcio nella storia del mondo ad aver bevuto spuma bionda.
E, sempre il primo, si faceva vedere raramente da me, ma compariva _sempre_ se avevo ospiti, in special modo se stavamo suonando. Musica da topi, la mia, mi verrebbe da dire. Comunque giuro, nessuno suonava il piffero. Cioè, un mio amico sa suonare il flauto traverso, ma ultimamente è perso anima e corpo nell'accordeon, e non c'è mai stato un fisarmonicista di Hamelin, che io sappia. Il secondo Apo invece è decisamente più asociale, non lo vedo praticamente mai. O forse sono diventato più asociale io.
E, nel periodo di interregno, un giorno sono entrato in cucina e sul piano del mobile c'era un cucciolo di topo. Una cosina davvero minuscola, fatta solo di zampe posteriori, occhi e orecchie. Con in bocca un pezzo di biscotto. Sul piano suddetto c'era un microonde (regalo mai utilizzato) e lui cercava di passarci dietro con il biscotto per traverso in bocca, ma lo spazio non bastava. Mi sono avvicinato piano piano, fino a toccarlo, ad accarezzarlo sulla schiena, e ho visto che tremava. Povera bestia, mi son detto, chissà che paura, e mi sono allontanato subito. Ma poi ho realizzato che non stava tremando, stava rosicchiando. Della serie, se non riesco a portarmi via il biscotto, per dio, lo mangio! Aveva i coglioni, il piccolo. Tutto qui, per parlare...

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Adesso c'è Apo tre. Mangia forse una volta alla settimana nel suo piattino, e non l'ho mai visto. Credo che l'evoluzione generazionale dei miei topi rispecchi la mia evoluzione geriatrica. Si mangia sempre meno, si vede sempre meno gente, e si è sempre meno convinti di esistere.

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