Uf. La gente. Le passanti di Brassens. O gli ubriachi di Pinè. Fra cui io, ovvio.
La gente. Colori, umori, odori. La rabbia della balla di ieri sera, la collana di corallo, il sudore avvelenato dalla paura.
O magari i sorrisi sinceri, l'innocenza nei modi. Quasi mai, a dire il vero, se non nei cani o nei bambini.
E il temporale che romba in testa, mentre esibisci i denti, mentre porgi parole inzuccherate, mentre vorresti _uccidere_ e invece ti relazioni, cazzo, ti relazioni, che è un verbo che non dovrebbe neppure esistere, eppure lo sto scrivendo, qui, nel privato di un blog privato, a dargli sostanza e realtà.
Siamo finti, ecco. Tutto qui. O, almeno, io sono finto, voi non so, ma non ho motivo di credere che per voi sia diverso.
Vorrei uccidere, a morsi, o con un bastone. E invece sorrido e faccio conversazione. E faccio anche rima. Non è bello, questo?
Merda.
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