martedì 13 marzo 2012

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Bambini, crudeli come cristalli, che fischiettano per strada, spensierati. E uccidono, e muoiono, spensierati.

Non è difficile uccidere o morire, se sai che comunque non c'è nessun grande sogno, nessun futuro radioso, nessun mulino bianco in vista. Se sai che _comunque_ muori, e muori giovane.

Noi lo sapevamo, prima che arrivassero gli ammerrecani con le loro cazzate. Noi lo sapevamo, e lo sapevano perfino gli inglesi (i tedeschi non si sono mai posti il problema, credo).

Si muore, punto.
Vai a chiedere a un bambino nero o ispanico in un qualche campeggio di camper attorno a una grossa città americana, vai a chiedere a _chiunque_ in Africa, vai a parlare con i contadini cinesi, con gli slavi, con i mongoli, con i boscimani, con i fuegini.

Vai a chiederlo ai vecchi che abitano i paesini in spopolamento sui monti in Italia. Ai quindici vecchi che li abitano.

Sai, quelli che sono i sopravvissuti di venti fratelli, uccisi magari anche un po' dalla guerra, e certo non dai machete o dalle mine, ma _morti_, comunque.

Si muore.

Ti diranno, beh certo, si muore.

Sono solo quei coglioni d'oltre Atlantico, quelli che hanno ottantasei anni, la dentiera, il cancro alla prostata, una caviglia slogata, i capelli tinti, che se chiedi loro come va ti rispondono "Fine!"

No. Devi rispondere "Culo! Ci sono ancora, e sono ancora in grado di risponderti. Certo, sto di merda, come no, ma la più parte della gente _muore_, è morta, oppure sbava consonanti sul mento, e allora mi va di culo. Ho male in otto posti diversi, sono un alcolista, faccio schifo a chiunque e ho anche un cattivo odore, ma ci sono ancora. Perchè sono nato nel posto giusto del mondo. Culo. Quel culo che il bambino crudele come cristallo non ha avuto. Ma ha dovuto dare, probabilmente".

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