martedì 13 marzo 2012

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Immaginate il Nordamerica visto dall'alto, cinquantamila anni fa. Interminabili ondate di bisonti che si spostano sulle grandi pianure, nuvole, temporali di piccioni migratori. Antilopi, camelidi, cervi, bradipi giganti, elefanti, ogni genere di consumatore alla base della catena alimentare, roba che mangia vegetali. E, dietro a loro, i predatori, la roba che mangia carne rossa. Tigri dai denti a sciabola, leoni un terzo più grossi di quelli africani, lupi, linci, puma, orsi, coyote, aquile, tutto l'armametario solito.
Ok, immaginate la stessa scena oggi. Interminabili ondate di automobili, nuvole, temporali di elicotteri e di aerei, ogni genere di consumatore primario. Voglio dire, roba che mangia petrolio, cioè che mangia energia che viene dalla fotosintesi, in ultima analisi. Roba alla base della catena alimentare.

E i predatori? Dove sono finiti?

Beh, ci sono. Pochi, ma ci sono.

Avete idea di quanta gente scompaia, ogni anno, negli Stati Uniti? Gente che non viene mai più ritrovata?

I predatori delle macchine.

Grossi attrezzi meccanici, neri, antiradar, con grandi ali, che fanno il nido sulle Montagne Rocciose (come se ci potessero essere montagne di palta...).

Più sfuggenti di un gatto selvatico, più astuti di qualunque volpe, predano le automobili o gli aggeggi volanti quando non ci sono testimoni, quando nessuno può vederli. Planano sopra alla preda, la afferrano con le pinze ventrali, e la trasportano sui loro nidi. Lì, risucchiano il carburante, riutilizzano i pezzi per aggiustarsi o per assemblare i loro figli, e quel che facciano delle persone, beh, nessuno lo sa. Ma non ricompaiono mai più.

Certo, anche loro hanno un punto debole. I giovani, appena assemblati, non hanno paura di niente. Devono stabilire il loro status sociale, e quindi si avventano su qualunque preda. Per dire, un cucciolo delle dimensioni di una cinquecento può cercare di pinzare e portarsi via in volo una mecedes. Ovviamente, non la può sollevare, e le pinze sono fatte in modo tale che una volta chiuse non si possono riaprire, finchè il peso la tiene chiusa (un po' come le pinze per le tegole...). Ma il cucciolo, l'adolescente, non si arrende, non vuole mollare la presa, e quindi finirebbe trascinato sbatacchiando le ali di qui e di là, se la meraviglia dell'evoluzione non avesse trovato un sistema per ovviare a questo inconveniente.

Le pinze, un po' come la coda delle lucertole, se sottoposte ad uno stress eccessivo, si staccano, rimangono sulla preda mancata, e l'uccellino può volarsene via, pietendo poi ai genitori i pezzi di ricambio per ricostruirle. Cosa che farebbe pigolando col becco aperto, se lo avesse, ma la risolve con metodi analoghi.

E questo, queste code di lucertola, queste pinze abbandonate, sono l'unica prova certa dell'esistenza dei predatori delle macchine.

Sono quelli che chiamiamo portapacchi.

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