martedì 13 marzo 2012

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-Vieni con me, dolce amico- mi dice la signora vestita di nero.

(O preferite una bambina bionda dai grandi occhi innocenti? Io la vedo così, ma stride un attimino con l'iconografia tradizionale...)

-Vieni con me, dolce amico. La strada è breve, il riposo vicino. E' tanto tempo, non è vero? che non riposi. Che non metti la tua testa su un cuscino, il tuo cuore in un luogo sicuro, la tua mente nella nebbia del sonno senza sogni. Sei stanco, dolce amico. Vieni con me, a riposare, finalmente.-

-Sì, signora, sono stanco. Tanto, tanto stanco. Non sono quasi più capace di mettere un piede davanti all'altro, in questa lunga marcia. Vorrei davvero riposare. E' solo che non posso, e che metterò ancora un piede davanti all'altro, finchè il "quasi" non diventerà un "del tutto". Camminerò ancora, signora, finchè non mi marciranno i piedi, finchè non mi cadranno gli occhi, finchè non mi scomparirà la mente. Camminerò, al freddo come al caldo, camminerò per quante salite ci siano, camminerò, ancora e ancora. Senza arrivare da nessuna parte, lo so, e senza nessun motivo di farlo. Ma camminerò. Io non mi fermo. Se mi vuoi fermare, signora, devi venire tu a prendermi. Non chiedermi perchè, signora, io non so perchè. E' questa la mia forza, io non so perchè. Lo faccio e basta. Tu non hai perchè, e non ne ho io. Ma, finora, io cammino e tu segui. E io non mi fermo, signora, non mi fermo, e vediamo chi ha più fiato.-

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