martedì 13 marzo 2012

30

Quando la furia spalanca le ali.

La picchiata dell'aquila, l'aprirsi delle ali all'ultimo momento, l'ultimissimo momento, l'urlo del vento, gli artigli, e non ci sei più. Che tu sia la marmotta o l'aquila, in quel momento non ci sei più.

O il tramonto dopo un temporale, il cielo che si apre enorme e rosso. Solo, in un attimo. Veloce.

O quando ti alzi in piedi, d'improvviso, nella stanza vuota, e gridi fino a raschiarti la gola, e il giorno dopo hai le nocche gonfie.

Il momento...

L'attimo.

E' una gioia bianca.
In quell'attimo sei infinito, invincibile, enorme. Niente può fermarti, perchè non stai pensando, non puoi aver paura. Sei la morte che viene, che apre il suo mantello sul mondo, sei l'inverno che arriva, sei il sorgere del sole, sei la tigre che attacca, sei Alì a Kinshasa, sei la cosa più grande, l'unica, la tempesta nel deserto, nessun'altro esiste, niente resiste, e non ci sono bene o male da mettere in bilancia, ma solo FURIA, solo furia cieca, nessun dolore.

Nessun dolore, da prendere in considerazione, nè tuo nè altrui. Il dolore abita un mondo diverso da quello della furia. Magari ci ritornerai, in quel mondo, ma adesso non pensi, semplicemente. Quindi non lo puoi sapere.

Sì, sì, la furia è vendetta, nessun dubbio. Vendetta per l'impotenza di una vita intera, vendetta per le violazioni dello spazio personale centellinate negli anni, vendetta per tutti gli imbecilli presuntuosi che hai incontrato, vendetta per tutte le parole vuote, o non dette, vendetta per i colori sbagliati, le canzoni sbagliate, gli amici sbagliati, vendetta per la vita che non è mai come pensavamo sarebbe stata. E, soprattutto, vendetta per le occasioni perdute.

Perciò, amici miei, l'ansiolitico che mi sento di consigliarvi, se non avete controindicazioni nei riguardi del carcere, è la furia, sì.

Il costo? E' che devi diventare un altro. O tornare ad essere un altro.

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