Perché, perché tu sbalzi una figura da una placca d’oro. Non
so neanche se si possa. Magari bisogna fonderla e plasmarla, non lo so. Ma non
importa. Tu la dipingi a sbalzo, sul tuo
oro, la tua persona. Fingiamo che sia così. Solo che l’oro è tuo, e la persona
non è vera, è la tua persona. Non c’entra niente con la persona vera. L’agnello
d’oro. Quello che ti immagini, quello che sarebbe bello che fosse, quello che,
inevitabilmente, non è.
No, non mi chiedo se ci sia un limite all’autoinganno, perché
non c’è, com’è ovvio. Quello che mi chiedo, dio lupo, è quante notti ancora.
Quante lunghe notti ancora. Quanto vento nero fra gli abeti, ancora.
Quando ti amavo, eri bella, per me. E questo è tutto.