martedì 13 marzo 2012

35

I giorni scorrono lenti.

Scorrono lenti e uguali.

Come una fila di mattoni nel muro,

come giostra di cavalli a Natale.

Chiudere porte, aprire porte,

sempre tutto lo stesso,

un po' più di stanchezza,

di fatica, di peso,

un po' più di paura del vento.

Vento su cui si volava,

e giureresti che è ieri,

giuri che gli alberi amici

non ti hanno lasciato.
Da solo.

Ma la notte nel bosco è una merda,

una merda di cane bagnata.

Chiudere porte, aprire porte,

e calpestare merde di cane.

Non sento più gli alberi, no,

o forse loro non sentono me.

Siamo lontani, diversi,

dispersi, senza più fiato.

Loro son fermi, io striscio via,

e il senso di questo è andato perduto.

Vento, nevvero, dicevo?

Vento, che passa attraverso.

Vento che spettina i nervi.

Chiudere porte, aprire porte.

Ohi, qualche luce lontana si vede.

Lampade, senza parole,
case lontane, vuoto di notte.

Case non tue.

Aspettano, in quelle case.

Chiudere porte, aprire porte.

Già, non aspettano te.

Sei solo.

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